E in questo 2019 ho compiuto sessant’anni. Sono nata a Genova ma da sei anni vivo a Roma dal lunedì al giovedì.
E quando dico ai miei figli, biologici e non, che ho aperto un blog, loro – dall’alto della loro condizione di indigeni digitali, o quasi – mi avvertono: il primo post devi farlo per presentarti.
Presentarmi? e cosa dico? Come mi chiamo, quanti anni ho? e cosa gliene importa, a chi mi leggerà? Comunque, se devo…
Come dicevo: mi chiamo Giovanna e in questo 2019 ho compiuto sessant’anni.
La cosa non mi piace, o almeno c’è una parte di me che non ne è entusiasta, quindi lo dico sempre così mi abituo e prima o poi sarà acqua passata.
Ho viaggiato quanto ho potuto e non mi sono mai sentita stanziale. Ma insomma, era lì che abitavo. E ci abito ancora, ma solo nei fine settimana.
E qualche volta ci vivo anche quando non ci abito.
Cosa ci faccio, a Genova e a Roma? Beh, innanzi tutto il mio lavoro, o quel che ne resta: sono avvocato dal 1987 (quando è nato il primo figlio), civilista.
E ci sono stati tempi in cui mi è piaciuto farlo, e anche adesso ogni tanto mi diverto.
Più che altro perché fondamentalmente io mi diverto a lavorare.
Poi, anzi non tanto poi, a Genova mi occupo di una chiesa, cristiana.
Perché io sono protestante, metodista per l’esattezza (come Beyoncé, Christopher Walken e, “naturalmente” Hillary Clinton, tanto per dare un pò di coordinate a chi non è molto addentro al tema) e mi sono laureata in Teologia alla Facoltà Valdese quando già avevo più di quarant’anni.
La chiesa dove cerco di servire è davvero molto bella e stimolante, un centinaio di persone e molte, molte cose da fare e da condividere. Ringrazio il Signore, nel quale credo profondamente, per questa possibilità che mi offre.
Ma il fatto è che io con i figli – due maschi e una femmina – mi ci sono sempre divertita da pazzi, e non li ho davvero mai considerati qualcosa di mio.
Per questo, probabilmente, mi sono ritrovata e mi ritrovo continuamente una gran quantità di figli non biologici, perché l’aspetto del “sangue”, della discendenza, non è mai stato un motivo di possesso, per me.
Comunque, con i biologici in particolare (anche se non solo con loro), come dicevo mi ci sono divertita tantissimo, e se devo dire non so se sia più che io ho cresciuto loro, o che loro hanno cresciuto me – dovessi scommettere, punterei sulla seconda.
Ed anche ora, che stanno lontani tutti, ed hanno le loro vite da giovani adulti quali sono, quando li sento, o ci vediamo, è come se sentissi o rivedessi dei compagni di scuola.
Di quelli che qualche volta ti passano il compito e qualche volta no.
Ma che quando ci pensi, la prima cosa che ti viene in mente è quante risate ci hai fatto insieme, e come il tempo con loro sia sempre stato, anche quando andava male, uno stare bene.
E per questo, quando li rivedi, è così facile sorridere di nuovo, e ancora.
E Roma mi è entrata nel sangue così tanto che ci sono rimasta, anche quando il lavoro è diventato meno, e quello per il quale mi ero spostata è proprio finito.
Certo, questo comporta qualche problema: mille chilometri la settimana – rigidamente in macchina – e mio marito che a volte perde l’entusiasmo per questa condivisione ridotta, anche se per me non lo è davvero, e se lui ha molte cose da fare a Genova…
…oltre a convivere più stabilmente di me con la nostra cana ed i nostri due gatti, come a volte mi rimprovera (ma non dice sul serio, spero).
E così ho cominciato a girarla, poi a fotografarla, poi, anche, a raccontare cose che ci sono avvenute, ci avvengono, o potrebbero benissimo avvenirci. E così, per raccontare, ho aperto questo blog.
Non so come verrà, ma penso che potrà essere divertente scriverlo, e forse, un pò, anche leggerlo.
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