Per Incipit Reloaded di Radio 21 aprile Web incontriamo lo Zerosettantacinque e via dei Cerchi: storie di gare di cavalli, gasometri, e di un locale davvero aperto
dove si trova lo
si chiama così perché…
beh, perché a partire dal IV secolo d.C., al Circo Massimo qui di fronte, ci facevano delle agguerritissime gare di corse di cavalli
e così la zona finì ben presto per chiamarsi “in circulo”, e, quindi, prima “del Cerchio” e poi, appunto, via dei Cerchi.
La strada antichissima che c’era prima, invece, si chiamava
Vicus Consinius,
perché lì c’era un’ara dedicata al dio Conso, protettore dei granai e degli approvigionamenti.
Ed infatti, lo
io l’ho trovato la prima volta proprio mentre vagavo dopo la visita al Palatino, alla ricerca disperata di qualcosa da mettere sotto i denti…
di approvvigionamenti, appunto!
Quel giorno, alzando lo sguardo, vidi la prima volta
che indica il cielo dalla cima della strana facciata a vela piena di occhi:
mano che viene replicata sulla cornice di una delle finestre circondata da volute barocche, sulla destra“.
E se segui il suggerimento come si segue l’invito di chi ti offre di giocare un po’, scopri che
li attaccata c’era una chiesa, Santa Maria de Manu, si chiamava.
(Si capisce perché, no?)
di cui si vede ancora l’abside.
Scopri che li vicino c’è la Basilica di santa Anastasia
dove, dopo la scomparsa di piazza Montanara,
Che, nel 1853 in via dei Cerchi nacque la prima officina – officina dei Cerchi, si chiamava – della “Imperial City of Rome and Italian Gas Light and Coke Company”, poi diventata la “Società Anglo-Romana per l’Illuminazione a Gas della Città di Roma“.
Che, anche, c’è un po’ di mistero e di noir anche qui,
perché via dei Cerchi divenne luogo di esecuzioni capitali, a metà del 1800…
Ma questa è la vita, e questa è Roma:
storie dolci e storie violente, tutte sotto quel cielo, dove addita la mano chiamata di Cicerone.
Che, nel 1500, qui a Roma si diceva che serviva ad avvertire che il vino, nel quartiere, costava
E così il cerchio (scusate l’assonanza… ci stava proprio!) si chiude
e veniamo a parlare di
e, appunto, dello
dove arrivo mentre dal Circo Massimo salgono le note del Rigoletto in prova.
Entro, e Michele mi riceve sbucando da dietro il bancone non appena mi presento all’appuntamento per questa nostra chiacchierata.
Porta la mascherina, come anche io, ma lui lo fa in una maniera che… sembra quasi che sia la cosa più naturale del mondo, e il sorriso
tutto romano, non so se mi spiego
lo delega agli occhi.
Sediamo, metto in funzione il registratore, gli dico che io, lo
lo conosco da tempo, perché mi salvò un mezzogiorno che uscivo dal Colle Palatino e non sapevo dove andare a pranzare qualcosa
e soprattutto perché poi ci sono tornata, più volte:
con mia figlia, e il suo (indimenticato) cane lupo cecoslovacco, quando loro due stavano a Porta Latina.
E poi con gli amici, coetanei e non, e con i vari figli biologici, e non, che ogni tanto mi vengono a trovare a Roma… o ce li trovo io.
Da questa mia frase, parte lui:
una particolarità di questo locale, mi dice, è che qui ci vengono i padri ed i figli.
E questa sua attenzione per l’aspetto intergenerazionale tornerà. come sentirete, nelle sue parole,
e quindi, evidentemente, nei suoi pensieri
perfino quando mi consiglierà il posto dove devo assolutamente andare, per capire sempre meglio che sono nella città più bella del mondo!
Per ascoltare l’episodio: https://www.spreaker.com/episode/39977403
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