La poesia Però di Carlo Alberto Salustri, detto Trilussa, letta dall’attore, regista e autore, Stefano De Stefani per Verba Volant di Radio 21 aprile Web
Di
abbiamo gia’ parlato, nella puntata che, se volete, potete ascoltare, o ri-ascoltare, ai link segnalati alla fine di questo articolo.
Ma questa di oggi è una pillola, perché
vuole farvi compagnia tutte le volte che volete, ma senza occupare
troppo del vostro tempo.
Una pillola per iniziare questa settimana con un sorriso – un po’ come il
magnesio – che dice che fa tanto bene.
Quindi, oggi, la puntata dura solo qualche manciata di minuti:
questa introduzione,
la poesia
di Trilussa, letta dall’amico – autore, regista ed attore –
che ce la leggerà con la giusta intonazione,
e poi la musica che ho potuto scegliere per voi, per iniziare
questa settimana proprio come si deve.
Su questa poesia
poco posso dire:
d’altronde, come sulla poesia in generale, purché sia vera poesia,
anche nelle poesie di Trilussa, è Trilussa che dice.
Se volete, posso segnalarvi qualche link per leggere qualcosa di più:
Un testo di Antonio Limongi, intitolato “La poesia di Trilussa”
un articolo di Olivia Trioschi intitolato “Trilussa ovvero “La grazia irriverente della Poesia”
ed il paragrafo 8 del capitolo 20 della Storia della Letteratura italiana scritta da Antonio Piromalli
Insomma, ora godiamocela questa “Però” di Trilussa!
come sarà immediato da intendere, e come sempre con Trilussa… molto facile da attualizzare!
Anzi, a proposito… io la domanda del lunedì ve la faccio:
In tempi come i nostri, in cui tutti non facciamo che esser tirati per la
giacchetta (gli italiani vogliono, i cittadini chiedono, la gente pretende…)
ma qualche volta – così, tra il lusco e il brusco – non sembra anche a voi
di sentire qualcuno che vi pesta i calli?
Ciao, state bene per favore, passate una buona settimana, e
come sempre
… Daje!
Che ce la famo!
In un paese che non m’aricordo
C’era una volta un re ch’era riuscito
a mette tutto er popolo d’accordo
e a unirlo in un medesimo partito
che era quello monarchico per cui
era lo stesso che voleva lui.
Quando nasceva un suddito er governo
je levava una ghiandola speciale
per aggiustarje er sentimento interno
secondo la coscienza nazionale
in modo che crescesse nell’idea
come un cocchiere porta la livrea.
Se cercavi un anarchico .. Domani!
Macchè! non ne trovavi più nessuno
nè socialisti nè repubblicani
manco a pagarli mile lire l’uno
qualunque scampoletto di opinione
era venduto a prezzo di occasione.
Per questo in quel paese che vi ho detto
viveano così ch’era un piacere
senza un tirate là, senza un dispetto
ammaestrati tutti di un parere
chi la pensava differentemente
passava pe’ un fenomeno vivente.
Er popolo ogni sera se riuniva
sotto la reggia pe’ vedè er sovrano
che apriva la finestra tra l’evviva
e s’affacciava tra lli sbattimano
fino a che non pijava la parola
come parlasse a ‘na persona sola.
– Popolo – je diceva – come stai? –
E tutto quanto er popolo de sotto
j’arispondeva – Bene! Assai! –
– Ce pare d’aver vinto un terno al lotto! –
E il re contento, dopo averje detto
quarche altra cosa li mannava a letto.
Ecchete che una sera er Re je chiese
– Siete d’accordo tutti quanti? –
E allora da centomila bocche non si intese
che un -sì -allungato che durò mezz’ora.
Solamente un ometto scantonò
e appena detto sì disse però.
Vi immaginate quello che successe!
– Bisogna bastonarlo – urlò la folla
– Le indecisioni non sono più permesse
se no ricominciamo il tirammolla. –
– Lasciate che mi spieghi e poi vedremo –
disse l’ometto che non era scemo.
– Defatti appena er Re c’ha domandato
se eravamo d’accordo j’ho risposto
nel modo che avevamo combinato
ma un buon amico che c’avevo accosto
per fasse largo, proprio in quel momento
m’ha acciaccato li calli a tradimento.
Io dunque non ho fatto una protesta
quel però che mi è uscito in bona fede
più che un pensiero che c’avevo in testa
era un dolore che sentivo al piede.
Però, dicevo, è inutile se poi
ce pestamo li calli tra di noi.
Quanno per ambizione o per guadagno
uno non guarda più dove cammina
e monta sulli calli del compagno
va tutto a danno della disciplina.-
fu allora che la folla persuasa
je disse – vabè, però stattene a casa –
Trilussa letto da Stefano De Stefani
ps: se volete ascoltare, o ri ascoltare la puntata su Trilussa, qui c’è il link
e questo è il video della puntata.
E se volete invece ascoltare o ri ascoltare l’intervista a Stefano De Stefani, il link è questo.
Infine, questo è il link alla puntata di oggi 3 agosto 2020, su Radio Aprile Web, per Verba Volant – la rubrica del lunedì
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